Il viaggio della mostra “Com’eri vestita?” prosegue. Questo 8 marzo 2021 ancora in pandemia gli abiti che simboleggiano uno dei peggiori pregiudizi contro le vittime di violenza non saranno esposti. Ma le storie, vere, che raccontano continuano a girare.

“Non è l’abito che si indossa che causa una violenza sessuale, ma è una persona a causare il danno. Essere in grado di mostrare premura alle vittime e suscitare maggiore consapevolezza nel pubblico e nella comunità è la vera motivazione del progetto.”

Jen Brockman – Direttrice del Centro per la prevenzione e formazione sessuale dell’Università del Kansas


“No es la ropa che uno se pone la causa de una violencia sexual, el perjuicio lo causa una persona. Ser capaz de mostrar consideración a las víctimas y suscitar mayour sensibilización en el público y en el la comunidad es la verdadera motivatión de el proyecto”

Jen Brockman – Directora del centro para la prevención y la formación sexual de la Universidad de Kansas


“La responsabilité de chaque agression sexuelle ne peut être, en aucun cas, imputéè à la tenue de la victime, il s’agit toujours de la faute de l’agresseur. C’est la raison pour laquelle nostre mission est d’accompagner les victimes et également de sensibiliser la société”

Jen Brockman – Directrice du centre pour la prévention et formation sexuelle de l’Université du Kansas


“It is not the dress you are wearing that causes sexual violence, but it is a person who causes harm. Being able to give serenity to the victims and arouse greater awareness in the pubblic and in the community are the true motivations of the project.”

Jen Brockman – Director of the Center for Prevention e sexual education of the University of Kansas.

 

I video sono stati realizzati, in collaborazione con Amnesty International – Italia per la campagna #iolochiedo, da Michele Ciardulli Artworks e rientrano nel progetto, più ampio, di Libere Sinergie Il Viaggio della mostra Com’eri vestita? sostenuto con i fondi dell’8 per mille della Chiesa Valdese