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24 gennaio 2021

Colori e parole

❝ Se dobbiamo tener fede al nostro tempo la vittoria non sarà nella spada, ma nei ponti che abbiamo costruito. Questa è la promessa della radura, la collina che scaleremo se solo oseremo❞

~ Amanda Gorman ~

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Con Amanda Gorman si apriva la rassegna di settimana scorsa. Con lei si apre anche questa, dopo la sua straordinaria lettura della poesia scritta appositamente per il giuramento di Joe Biden e di Kamala Harris, “The Hill We Climb”. Parole pensate per gli Stati Uniti del dopo Trump ma che riguardano tutto il mondo.
Sul sito dell’agenzia Ansa i 5 minuti interi della toccante e potente interpretazione, con i sottotitoli in italiano (il testo interamente tradotto si trova anche su Pressenza). Ascoltatela. E guardatela. Ventidue anni, un cappotto giallo di Miuccia Prada, una scelta non casuale: il colore scelto perché legame con Jill Biden che l’ha “scoperta” e voluta a questo importante passaggio democratico, la stilista italiana per il suo impegno sulle tematiche femministe. Ne ha scritto anche Vogue Italia.
Neanche la scelta dell’abito di Kamala Harris ha seguito solo ragioni estetiche ma è stato il risultato di un desiderio di mandare il messaggio usando il viola, un colore di lotta, un tributo alle donne, alle donne nere. Come raccontato qui, dalla curatrice di questa rassegna, o qui su CNN.
“Le donne di colore sono politicamente attive da oltre un secolo, ma non hanno sempre ricoperto i ruoli più visibili o tradizionali e spesso non sono state riconosciute per i loro sforzi”, hanno scritto Meredith Conroy, Amelia Thomson-DeVeaux and Anna Wiederkehr per FiveThirtyEight.
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Escort. A Uno Mattina, trasmissione mattutina di Rai 1, il primo canale della Tv pubblica italiana, il 21 gennaio mentre si commenta l’inaugurazione di Biden e Harris, va in onda un siparietto in cui il giornalista Alan Friedman, chiamato a parlare della partenza dalla Casa Bianca di Donald e Melania Trump, invece che definirla moglie usa scientemente il termine escort. “Trump si mette in aereo con la sua escort… con sua moglie e vanno in Florida”. Lui ride, la conduttrice ride, lui prosegue senza essere fermato, come messo in evidenza da Fanpage.it. Anche se poi alla fine del monologo Monica Giandotti, riprendendo la conduzione, dirà: «Alan, sei stato molto duro con Melania. Lo rimarco, hai detto una cosa un po’ forte». Dopo pochi minuti partono gli attacchi a Friedman per l’uso improprio del termine scelto con l’intento di denigrare. Lui poi si è scusato ma le critiche non sono diminuite. Se ne sono occupati in tanti. Segnaliamo Il Fatto Quotidiano, e Left.
Un fotomontaggio e un ammiccante riferimento agli esami orali: così un semi famoso esponente della Lega ha pensato di attaccare politicamente la ministra dell’Istruzione, Lucia Azzolina. La vicenda è stata raccontata soprattutto da La Stampa, essendo il leghista un piemontese. Sul quotidiano è stata intervistata la presidente dell’associazione Me.dea, centro antiviolenza di Alessandria, Francesca Brancato: “Il corpo delle donne continua a essere usato come mezzo di denigrazione e svilimento, riducendo ogni contraddittorio a insulto sessuale”.
They/Them. Se ne è tornato a parlare con l’arrivo alla Casa Bianca della nuova era post-Trump e con il ritorno all’indicazione di genere che non stia stretto nelle definizioni binarie del He/His o She/Her. Il They/Them, pronome plurale per indicare Essi/Loro, in questo caso quindi viene inteso come singolare non gender specific. Il suo uso era stato sancito nel 2019 dal dizionario inglese Merriam-Webster: qui un articolo di allora di BBC e, in italiano, di Elle.

(Dis)Parità di genere, Italia-Europa

In quanto a Gender Diversity l’Italia non è tra le nazioni messe peggio, in Europa, secondo l’European Women on Boards (EWoB) anche se solo il 4% dei CEO è donna, come titola l’agenzia Agi.
Giovedì 21 gennaio, il Parlamento europeo ha approvato una risoluzione per mettere in atto azioni a tutela della parità di genere e contro la violenza alle donne e agli stereotipi. Tanti gli strumenti che secondo gli eurodeputati devono essere messi in campo: nel documento si chiede una direttiva Ue per prevenire e combattere tutte le forme di violenza di genere, in particolare le mutilazioni genitali femminili, la sterilizzazione e i matrimoni forzati, lo sfruttamento e il traffico sessuale, la violenza sul web e l’incitamento online all’odio verso le donne. Altra richiesta alla Commissione Ue “l’adozione, quanto prima, una serie di misure vincolanti in materia di trasparenza salariale”. Su Il Messaggero un articolo di dettagli di questa risoluzione.
Di parità di genere si parla molto anche rispetto ai piani europei legati alla pandemia e nei giorni scorsi se ne era denunciata la scomparsa dal Recovery plan italiano. Sabato 22 gennaio ne hanno scritto Maria Cecilia Guerra e Eleonora Romano su Il Sole 24 ore. Per le due rappresentati al Mef si tratta invece di un passo avanti, “Si evita infatti l’errore, molto comune, di rappresentare le donne come una specifica categoria di svantaggio di cui occuparsi in un capitolo apposito. Un errore che porta spesso ad approcci di “discriminazione positiva”: il riconoscimento formale di una “questione femminile” si traduce in interventi di policy che non agiscono a livello strutturale sulle disuguaglianze di genere”
Come sappiamo la pandemia ha peggiorato le condizioni di vita e di lavoro delle donne: la conferma arriva da Women in Tech di Kaspersky, un’indagine nel settore delle tecnologie. Descritta bene da AdnKronos.

Il delicato caso TikTok

Dopo la morte di una bambina di 10 anni per asfissia, forse per partecipare a una sfida su TikTok, il social è stato colpito dalla decisione del Garante per la protezione dei dati personali che “ha disposto nei confronti di Tik Tok il blocco immediato dell’uso dei dati degli utenti per i quali non sia stata accertata con sicurezza l’età anagrafica”.
Un caso molto delicato. Per questo proponiamo di seguire l’analisi pacata e i consigli di Luigi Rancilio, esperto di tecnologie e social, in questo intervento su RadioinBlu.
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Le donne dall’Arte alla Matematica dalla Letteratura all’Astronomia all’Arte di governo al Giornalismo alla Filosofia. La presentazione di questo nuovo festival che vuole celebrare i talenti femminili è stata fatta ieri, su Facebook, ovviamente. E ne ha scritto LiveSicilia e Ansa.
Ma sull’isola c’è anche grande fermento politico di donne che la Sicilia cercano di riprendersela: a inizio anno sono nate Le Siciliane, contro la giunta regionale maschile e machista che ha escluso la componente femminile dalla guida della Regione. Un gruppo di professioniste che hanno deciso che ora basta con linguaggi e azioni che umiliano le donne.

Ricordo di Cecilia Mangini. E il documentario femminile nella giornata della memoria

Cecilia Mangini è stata la prima documentarista italiana, impegnata a raccontare il Paese a partire dal secondo dopoguerra. Fotografa, regista, pioniera del cinema del reale, la ricorda Il Fatto Quotidiano. Gli universi femminili, il sud e le periferie romane, la collaborazione con Pasolini, la storia del fascismo, la censura, ha scritto Il Manifesto. “Alla fine degli anni Cinquanta, in un mondo pressoché totalmente presidiato da uomini, il produttore Lucisano le propone di girare un documentario e lei sceglie di raccontare una realtà scomoda insieme a un autore altrettanto scomodo, Pier Paolo Pasolini; nascono così Ignoti alla città (1958), Stendalì (1960), La canta delle marane (1962)”, si legge su La Cineteca Bologna. “Era la donna rock del cinema”, ha titolato Repubblica. “Mangini militante e femminista ante litteram”, per La Gazzetta del Mezzogiorno. Ci ha lasciati il 21 gennaio.
A proposito di documentari, la Rai ha reso accessibile su RaiPlay il documentario “La Shoah delle donne”, della saggista Daniela Padoan e Maurizio Amici, con Liliana Segre e Goti Bauer, seguito ideale del libro “Come una rana d’inverno”, libro della stessa Padoan. Vi si fa il racconto della vita nel campo di concentramento femminile di Auschwitz Birkenau. “Benché costituissero, insieme ai bambini, quasi il 70% di coloro che vennero inviati alle camere a gas, le donne sono pressoché invisibili nella storiografia dello sterminio nazista”, dice Padoan.
E in occasione del Giorno della Memoria, il 27 gennaio, il Sistema Museale dell’Università di Firenze organizza un’iniziativa in ricordo di Enrica Calabresi: zoologa e studiosa negli anni delle persecuzioni antisemite, la sua storia testimonia anche il difficile percorso di affermazione delle donne in ambito scientifico. Nel programmi ci sono un dibattito e la proiezione del docufilm su Calabresi. Tutto online su Cinema La Compagnia.
Sempre il 27, in programma “Tre donne nell’inferno dei lager”, la storia di tre giovani donne deportate ad Auschwitz, rientra nella settimana di iniziative promosse dall’osteria sociale La Tela di Rescaldina in collaborazione con l’Ecoistituto della Valle del Ticino, l’Anpi e il Comune di Rescaldina. Tutte le informazioni su VareseNews.
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