Tanto a me non capita... nemmeno quando capita. Annamaria Versienti ha scritto questo spettacolo teatrale mettendo in prosa “con sguardo ironico”, come tiene a precisare, il dramma quotidiano della violenza psicologica mascherata. Quella fatta, secondo i luoghi comuni, “per amore” tanto “cosa vuoi che sia”.
La performance andrà in scena domenica 24 novembre, alle 17:00, nello spazio 10 – The ArtLand, presso la Fabbrica del Vapore di Milano, in via Procaccini 4.
Si tratta di uno degli eventi della rassegna Tanto a me non capita..., una tre giorni organizzata da Libere Sinergie contro la violenza sulle donne, dal 22 al 24 novembre 2019. Oltre allo spettacolo teatrale, ci saranno una mostra fotografica originale e due dibattiti con esperte ed esperti impegnati sul campo nel contrastare ogni forma di violenza di genere.
Versienti ha preso spunto da situazioni reali. Lei, che per passione studia teatro, impersona anche le protagoniste di questi racconti ambientati da nord a sud e trasversali alle classi sociali e culturali.
C’è Barbara che, nella sala d’attesa del medico che le ha diagnosticato attacchi di panico, con accento romanesco dice a una signora seduta a fianco a lei: “Mario nun me fa truccà. Dice che er trucco me fa volgare. Poi dice che si me trucco l’artri uomini me guardeno e si me guardeno lui è geloso e poi je prudono le mani. Una volta m’ero truccata…. si è incazzato tantissimo… ah ma poi non è più successo… e che sò, scema? L’ho imparata la lezione: nun me sò truccata più”.
C’è Annalisa, leccese, vittima di violenza economica. Ma col marito va tutto bene. Hanno un unico conto corrente ed un unico bancomat; lei per fare la spesa deve chiedere i soldi a lui che poi verifica come e quanto denaro ha speso. “Però è tutta colpa mia. Devo confessare una cosa: prima quando mi dava i soldi qualche volta facevo la cresta sulla spesa. Poi però mi ha beccata. E da allora mi controlla gli scontrini. Si è arrabbiato moltissimo perché dice che ho tradito la sua fiducia. Ma poi mi ha perdonata. È tanto buono lui…”.
C’è la suocera bolognese che ad un’amica racconta della nuora che si lamenta perché il marito (e quindi suo figlio) la offende e la umilia. Per l’anziana donna non è grave. In fondo lei prendeva certi ceffoni dal marito, pace all’anima sua, che proprio non capisce perché prendersela per delle parole.
“Ho detto a mia nuora: Lui parla? E tu lascialo parlare. Che ti importa?”
“Ma sì – dice l’amica – le parole non fanno mica lividi”.
Ingresso libero. Necessaria prenotazione scrivendo a progetti@liberesinergie.org
Le foto che seguono, scattate durante le prove, sono di Gianluca Magri.
Articoli semplici e chiari nell esposizione. Le foto sono molto eloquenti di quello che significa violenza. Molto espressiva la foto del bastone che trattiene la caviglia senza nulla togliere alle altre foto